#33 LA SINTESI FINALE

Per concludere il viaggio all'interno del mondo del fischietto ho pensato di scrivere un breve racconto e di riunire tutti post presenti all'interno del blog attraverso dei link. Durante la lettura del racconto si potrà dunque interagire con questi rimandi in modo da immergersi in prima persona nel viaggio in treno con il signor Giuseppe e scoprire tutte le sfaccettature del fischietto che sono emerse nel corso di questo approfondimento sulla cosa.... Il collegamento finale è un rimando all'elenco di tutti i blog di approfondimento delle cose svolte dagli altri studenti del corso, la stazione centrale per partire verso nuove avventure... Buon viaggio!!






"I FISCHIETTI DEL SIGNOR GIUSEPPE"

Tutto inizia con un suono in lontananza che riecheggia tra le vie, sembra provenire dalla stazione, il treno delle 6:22 sta per partire in direzione di Torino. Siamo a Lanzo Torinese e proprio qui inizia il nostro viaggio ma prima di partire è opportuno conoscere qualcosa in più di questo luogo, le sue origini, la sua conformazione, magari qualche storia popolare oppure un libro… in fin dei conti, potremo sempre prendere il treno delle 7:22. Seduto ad un tavolino del bar della stazione, troviamo un signore sulla settantina che sfoglia il giornale fresco di stampa, si chiama Giuseppe, sembra un saggio, un uomo che racchiude in sé la conoscenza e gli aneddoti di uno stile di  vita ormai passato di moda, di un periodo in cui l’identità di un luogo veniva tramandata di generazione in generazione senza vergogna, senza preoccuparsi troppo di quello che avveniva al di fuori. Ci avviciniamo e rispettosamente gli domandiamo di raccontarci una storia del luogo, Giuseppe alza lo sguardo dal giornale con un’espressione stranita ma allo stesso tempo compiaciuta, ci dice che era molto tempo che nessuno gli chiedeva di raccontare una storia, ci invita a sederci, si accende una sigaretta ed inizia a narrarci la leggenda del Ponte del Diavolo, ci parla del parco naturale attorno ad esso e del fatto che stiano girando un film proprio basato su questa storia. Suona una campanella, l’orologio segna le 7:12 e il treno per Torino sta per arrivare in stazione, il signor Giuseppe raccoglie il pacchetto di “Nazionali”, si mette il cappello, saluta il barista e scusandosi ci informa di dover prendere il treno per recarsi a Torino in visita a sua figlia e al suo nipotino; cogliamo l’occasione per viaggiare assieme a lui, chissà quante storie potrà ancora narrarci.
Saliamo sulla carrozza numero tre e ci accomodiamo, ad un tratto, il capotreno soffia nel suo fischietto… Giuseppe sospira, dice che quel suono gli ricorda la sua vita, il suono che scandiva i turni in FIAT, quello che proveniva dalla cucina quando tutte le mattine sua moglie gli preparava thé, il fischio dell’arbitro che decretava la fine delle gare di pesca a cui partecipava da giovane. Ci racconta di essere un collezionista di fischietti, ci spiega tutta la loro storia, i nomi nei diversi paesi, i materiali  con cui sono costruiti, il suono che emettono a seconda della loro forma, ci parla anche dei brevetti, di tutte le azioni che si possono fare soffiando dentro questo oggetto e di come il fischietto sia stato utilizzato come simbolo e come strumento da molti personaggi nella storia. I suoi occhi sembrano risplendere di una seconda giovinezza, traspare il suo entusiasmo nel trasmettere il suo sapere. La conversazione viene interrotta da una suoneria di un telefono, una canzone che inizia con un chiaro ma ovattato suono di fischietto… Giuseppe estrae dalla tasca uno smartphone, allontana con fare impacciato lo schermo per mettere a fuoco il nome del chiamante e accennando un timido sorriso risponde. Conclusa la chiamata sembra rattristato, senza risultare troppo invadenti gli chiediamo se fosse successo qualcosa, lui ci rassicura dicendo che non era nulla ma che il suo nipotino era influenzato. Ci dice che il giorno stesso avrebbe voluto portarlo al museo del fischietto, ma al tempo stesso estrae dalla borsa una serie di oggetti che aveva portato con sé nel caso non fossero riusciti ad andare al museo. Ci mostra un abecedario  e un vecchio fumetto, sta insegnando al suo nipotino a leggere e tutte le volte che va a trovarlo si porta dietro un fumetto perché a suo dire stimolano l’immaginazione e la creatività dei bambini. Frugando nella borsa ritrova anche un vecchio quadernetto dove si appunta tutte le notizie che riguardano i fischietti, ci spiega di aver disegnato una mappa concettuale con tutti gli autori e i libri e le opere d’arte che legano i diversi punti di vista della cosa, dalla scienza alla letteratura. La conversazione continua e, giunti alla stazione di Caselle, l’attenzione del signor Giuseppe cade su di un cartellone pubblicitario riempito di parole di diversa grandezza e orientate casualmente in modo da comporre una nuvola. Dice che gli ricorda alcune opere futuriste, gli spieghiamo che in realtà quella è una nuvola delle parole  e che si può fare molto semplicemente su internet ed entusiasta della cosa ci chiede di aiutarlo a farne una sul suo amato fischietto. Il rumore del treno sulle rotaie scandisce il tempo del nostro viaggio e data la confidenza instauratasi chiediamo a Giuseppe di mostrarci una foto di suo nipote, con fare orgoglioso estrae dalla tasca la busta di una lettera ben conservata con un francobollo rosso, il timbro dell’ufficio postale e al suo interno una foto a colori di tutta la sua famiglia; inizia a raccontarci di sua figlia e dei suoi studi ma nuovamente una comunicazione interrompe il nostro discorso, siamo giunti al capolinea. Scendendo dal vagone Giuseppe strappa un pezzo di carta dal quadernetto e scribacchia sopra dei numeri, sono i numeri del fischietto e secondo lui portano fortuna. Ci infila il foglietto in tasca, pesca una sigaretta dal pacchetto che teneva nel taschino della camicia e aggiustandosi il cappello si congeda, “Libero fischio in libero Stato”, ci dice allontanandosi e in sottofondo il fischio del capotreno che riecheggia nella stazione annunciando l’inizio di un altro viaggio.

Commenti

Post più popolari